I Verdena, il successo e la paura del singolo perfetto.

Verdena - Il riposo dopo l'uscita di WowDopo 4 anni di attesa un nuovo album dei Verdena arriva sugli scaffali dei negozi di dischi – per poi sparire immediatamente. Ma dove è finito? Semplice: dritto-dritto al secondo posto in classifica, davanti a Ligabue, Alessandra Amoroso, e davanti ai Pearl Jam, anche loro nuovi entrati in classifica – ma ben 11 posti più in giù.

Album sparito dalla circolazione in un baleno, logico pensare di rifarsi andando a sentirli live;  se non fosse che i concerti sono già  (quasi) tutti sold-out. Cazzo!

Insomma, per questo e altro ancora Wow è il caso italiano di questo inizio 2011. E a questo punto dovere di cronaca e interesse personale coincidono, ed eccomi pronto a dedicargli un paio di post. Oggi qualche riflessione sull’idea di canzone in Wow, e nei prossimi giorni una doppia recensione.

L’ho detto altrove, ma tanto lo ripeto sempre:  è da 1o anni che i Verdena non sono più quelli di Valvonauta. Il suono si è inspessito, gli anni ’60-’70 si sono avvicinati, lo spirito naif degli esordi è sparito. Tanto che non è difficile immaginare che chi ascolta Requiem e Wow conoscendo solo l’album d’esordio avrebbe seri problemi a capire che a suonare è lo stesso gruppo.

Eppure, a dispetto di questo ribaltamento, per capire il sound recente dei Verdena bisogna passare proprio da Valvonauta. Cosa voglio dire? Semplice. Da quando il trio bergamasco – temporaneamente quartetto con l’ingresso di Omid – è stato sommerso tanto dal successo di Valvonauta quanto dalle sue innumerevoli critiche, i Verdena hanno sviluppato un’allergia nei confronti dei singoli perfetti, delle canzoni quadrate, con più due strofe e (almeno) due ritornelli – che se ci pensi si chiamano così proprio perché dovrebbero “ritornare”.

Un’insofferenza che in Solo un grande sasso si è trasformata in smania di post rock da 10 minuti a pezzo; in Il suicidio dei Samurai, tutto sommato un album quadrato, nella fuga dall’immediatezza (non a caso il disco si apre con lo stoner ‘n’ roll di Logorrea, tutt’altro che cantabile); e infine in Requiem, ma in questo quinto album in particolare, nel rifiuto coatto di qualunque roba melodica ripetuta più d’una volta.

Ora, decostruire il canone è un gran bene: niente schemi scontati, niente sequenze prevedibili già scritte e cantate da altri, ma largo spazio alle sperimentazioni sonore e la voglia di osare. Ma se essere alternativi è un pregio, lo è meno essere alternativi a tutti i costi. Fare di tutto – anche di peggio! – pur di opporsi allo standard.

Così, quando metti Wow in play salta subito all’orecchio che canzoni come È solo lunedìGrattacielo Badea Blues, tra i momenti migliori dell’ambum, passano dal ritornello come l’acrobata passa attraverso il cerchio di fuoco. Mentre qualcuna Razzi Arpia Inferno e fiamme dal ritornello non ci passa proprio. E quando ascolti Loniterp, brano dal riff fulminante e probabile nuovo singolo, non possono non rimbombarti nelle orecchie le parole di Alberto: “assomigliava troppo alle prime cose che facevamo” (leggi Valvonauta). Ed ecco che il brano viene bruscamente interrotto, e il ritornello mandato in pensione per lasciare il posto a una coda seventies bella e delirante, ma fatta apposta per dire: “Noi non siamo più quelli di prima”. Inevitabile quella sensazione di incompleto di cui molti accusano le ultime opere dei Verdena – vedi il parere di Blow Up.

Tutto questa sindrome da singolo perfetto – lasciamelo dire da ammiratore – è un atteggiamento un bel po’ adolescenziale. Perché NON è una bella melodia ripetuta più di una volta a rendere commerciale un album. E un musicista-rock dovrebbe saperlo… a meno che non abbia la coda di paglia.

…E tu? Che ne pensi dell’attitudine anti-singolo dei Verdena?

Mentre io butto già la recensione di Wow, online nei prossimi giorni, aspetto di sentire il tuo parere.

Questa voce è stata pubblicata il 1 febbraio 2011 alle 11:50 PM. È archiviata in Rock-Indie '10, Segnali dai '10 con tag , , , , , , , , , , , , , , , , , , . Aggiungi il permalink ai segnalibri. Segui tutti i commenti qui con il feed RSS di questo articolo.

12 pensieri su “I Verdena, il successo e la paura del singolo perfetto.

  1. Premesso che “Wow” devo ancora ascoltarlo bene, credo che certe canzoni partano con delle idee fantastiche, originali e innovative per poi finire troppo presto e dando appunto un senso di incompiute….ecco, questa cosa è frustrante, credo che abbiano esagerato con l’essere alternativi !

  2. D’accordissimo. 🙂
    Penso sia un bell’album. Buon numero di intuizioni, originalità a go go, e gran cura nella scelta dei suoni. Lo sto consumando su disco e sull’iPod, e la mattina camminare nella gelida Bologna acoltando Grattacielo e Canzone Ostinata è una bella esperienza sonora.
    …Ma la paura del singolo si sente e non aiuta, e il senso dell’incompleto c’è eccome. Ssssh basta non dico altro, perché questa è materia di “Wow (part 2)”, post prestissimo online. 😉

  3. Io li adoro, l’incompiutezza mi da quello che nessun’altro mi fa ascoltare, la sospensione mi lascia senza fiato e l’assenza di ritornello e tutte le altre sporcherie che incidono (refusi, voci fuori campo, false partenze) mi fanno sorridere come se stessi ascoltando le prove di un gruppo di amici, danno intimità.

    Si capisce che li adoro?

    • Silently, si vede e si legge 🙂
      L’incompiutezza comunque ha anche i suoi pregi, non solo spiazza l’ascoltatore (il che è bene) ma lo induce a collaborare, a ricostruire la canzone. A me capita: lo ammetto! 😉
      A volte però si va un po’ troppo oltre, soprattutto perché i suoni dei Verdena sono sempre sopra le righe, ma le melodie non sono da meno… dunque perché spaventarsi nel confezionare una bella canzone?

      Comunque grazie Silently per avermi fatto scoprire la versione acustica di valvonauta… Meravigliosa!
      E dato che il post parla proprio del primissimo singolo dei Verdena, ecco a voi come suona oggi, a 12 anni di distanza, in versione “wowizzata”. Pezzo molto più raffinato, ma sempre ottima hit radiofonica.
      A conferma che una bella melodia non rende un pezzo una commercialata…. anzi.

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